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giannitribuzio1

1-Ab urbe condita - La nascita della Res Publica (SPQR) -

Updated: Oct 21


"Mai città al mondo ebbe piu meravigliosa avventura. La sua storia é talmente grande da far sembrare piccolissimi anche i giganteschi delitti di cui é disseminata.Forse uno dei guai dell' Italia é proprio questo : di avere per capitale una città sproporzionata ,come nome e passato, alla modestia di un popolo che quando grida forza Roma allude soltanto ad una squadra di calcio (Indro Montanelli)"


Questi 4 brevi articoli sulla Roma Antica sono una mia ipotesi di studio: quella di analizzare, per quanto possibile, il tipico "ciclo di vita" di Civiltà (nascita, crescita e declino)che si sono succedute nel corso della Storia evidenziandone gli aspetti comuni. In estrema sintesi ho creduto di individuare l'aspetto fondamentale da cui partire nella Religione che, secondo me, é il fondamento del "carattere" e valori morali di un Popolo. Questa Idea condivisa(Vision) é alla base dello obiettivo (Mission) che essa si da e su cui poi construire il modello politico e quello economico . la Società e i suoi costumi ne sono la risultante.


Roma nacque con la missione di fondere le Civiltà che l'avevano prededuta. I suoi cittadini furono dei patrioti convinti nel loro intimo di appartenere ad una Patria destianta a grandi cose.Ciò diede un fondamento religioso a tutta la vita di Roma che infatti crollò quando tale fondamnto venne meno. Fu caput mundi finché i romani furono convinti di essere discendenti di Enea e di avere nello loro vene sangue divino. Quando iniziarono a dubitarne l'Impero crollò. Nel mentre le sue guerre contro i nemici le vinse tutte.

La prima di queste fu con gli odiati vicini di casa Etruschi. Dopo Secoli e molte sofferenze e umiliazioni ne uscì vittoriosa ed ai vinti non furono lasciati nemmeno gli occhi per piangere (ne cancellarono ogni traccia). Perché ?

I romani intuirono una cosa che quasi tutti i conquistatori nella Storia non capirono: non si può imporre la cultura del conquistatore, ma le culture, quando non sono antitetiche, si possono "fondere". Una lezione che Roma imparerà bene e sarà alla base della sua grandezza per 1000 anni. Ebbene, gli Etruschi erano antitetici ai Romani e allora bisognava cancellare il nemico per sempre (damnatio memoriae).


I costumi austeri dell' elemento latino basati su valori di disciplina, coraggio e sacrificio (stoici) ,su un esercito solido, sulla disciplina sociale e una tradizione agricola espressione del Senato erano troppo diversi dall' elemento ertrusco avente una borghesia ricca, un'industria e commerci floridi con gente allegra e viziosa. Consideravano gli etruschi gente "malata" e corruttrice degli animi. I romani subirono per Secoli la superiorità etrusca nell'organizzazione tecnica della Società e nell' economia ma appresero.


Alla fine i romani vinsero non perché fossero i piu forti ma perché erano persuasi dall' idea che la loro Patria era stata fondata per realizzare grandi imprese e morire per essa costituiva un merito. Fin quando resse questo fondamento religioso Roma fu caput mundi


Dall' esperienza etrusca i romani impararono inoltre che in questioni di politica il potere doveva restare nelle mani del Popolo; ebbero i loro Re etruschi ( i re mercanti ) ma a questi non fu mai permesso di trasformarsi in dittatori. La loro convivenza con i re etruschi e la loro borghesia liberale e progressista (che comunque aveva ingrandito Roma) terminò e annientatili, proclamarono la Repubblica, risanarono il bilancio (politica di riduzione del deficit) e sepellirono la monarchia.

Da allora in poi tutto fu repubblicano. Roma passava da monarchia a Repubblica, da tribù si fece Stato dopo aver combattuto le sue lotte per l'esistenza. La città era ora ben organizzata,con una popolazione cosmopolita, un'elite di tecnici, un esercito sperimentato, religione e una sola lingua codificate. Ora, spinta dall'aumento demografico si apprestava a guerre di conquista e di colonizzazione dell'Italia. Fino ad allora le classi alte di Roma erano si conservatici ma con il sale in zucca e duri e quando si trattava di scegliere tra i propri privilegi e il bene della Patria non esitavano a scegliere.


Dopo aver unificato l'Italia cancellando anche Cartagine (molto simile agli etruschi), Roma volse il suo sguardo ad Oriente ed alla Grecia che ancor prima di essere conquistata aveva già distrutto se stessa. Come (sempre) accade nel ciclo di vita degli Imperi la distruzione era avvennuta dal di dentro, non per mano nemica. Politicamente, la Grecia era già morta, essendo diventata solo un insieme di stati e staterelli disuniti. Roma ebbe gioco facile


La popolazione romana che fino ad allora si era serbata dura, forte e rude, che obbediva ciecamente e che non sapeva di filosfia cominciò ad essere corrotta nei suoi principi stoici dal "boom economico" che ne derivò. Infatti l'afflusso di ricchezze derivante dalla conquista e i nuovi traffici(anche di schiavi) sconvolsero la Società rendendo inadeguata l' impalcatura su cui si era basata fino ad allora. Naque una nuova borghesia, i mercanti, i costumi si addolcirono, la fede negli Dei si indeboli'. Si fece insomma più progressista. Il cemento dello Stato romano nei primi Secoli della sua Storia era stata la sua Religione e la disciplina, condizione dei valori morali per Catone.

Il vento del libero pensiero dei greci venne a corrempere il puritanesimo Romano. I prigionieri greci di guerra importati furono i primi grammatici e filosofi che, lentamente, addolcivano i costumi severi e puritani dei romani. Questo avveniva attraverso il Teatro per la plebe e la Filosofia e le arti per le classi superiori. Il teatro romano scopiazzò dapprima quello greco (Nevio, Andronico, Ennio) e con Plauto si fece goliardico. Così Roma da austera diventò allegra e carnevalesca. Fu Catone il primo a denunciare il trapelare di individualismo che presto avrebbe corrotto la Società con il culto dell eroe e distrutto la Democrazia. Era lo strenuo difensore dei valori tradizionali del "Mos Maiorum" contro le nuove tendenze ellenizzanti 


Prima della distruzione totale di Cartagine egli terminava le sue arrighe in Senato (qualsiasi fosse il tema) con «Ceterum censeo Carthaginem esse delendam». Aveva capito che quella società di mercanti avrebbe finito con indebolire i valori romani. Ebbe ragione ma non fu ascoltato sulla minaccia (di ben altro tipo) proveniente dalla Grecia.

Orazio convalidò ex post con questa famosa frase quanto Catone aveva percepito ex-ante: Grecia capta ferum victorem cepit (la Grecia conquistata, conquistò il selvaggio vincitore)


Quasi sempre le rivoluzioni non nascono da classi proletarie ma da quelle aristocratiche e alto borghesi. E sono sempre (per sfortuna loro) una forma di suicidio. Accadde questo anche con i Gracchi (Tiberio e Caio), prima generazione di aristocratici romani nata ed educata ai valori greci. I loro discorsi non erano rivoluzionari ma "progressisti ". I due gioielli di Cornelia (come la madre li definiva) capirono che le basi valoriali della prima società Romana venivano minate dalle fondamenta se la spina dorsale di Roma, i piccoli coltivatori diretti, fallivano uno ad uno poiche' i loro piccoli terreni non rendevano più. Le cause? Il grano proveniva ora dalle provincie estere (con costi piu bassi di produzione) mentre l'afflusso di una gran quantità di schiavi( ovvero di mano d'opera gratuita) beneficiava solo i grandi latifondisti romani(che sedevano in Senato e si erano ora trasferiti nell Urbe). I piccoli iniziarono a svendere le terre a questi ultimi che oramai formavano un oligopolio.

Come sempre accade la recessione economica porta a problemi sociali e a polarizzazioni. I Gracchi compresero che, come molte volte nella Storia dei popoli, il "wealth gap" tra i pochi ricchi sempre, più pochi, sempre più ricchi e i tanti poveri, sempre più poveri, si stava allargando paurosamente e proposero la riforma agraria che consisteva nel tentativo di una più equa redistribuzione delle terre. Imposero altresì il prezzo politico del grano. Per tutta risposta i due vennero tragicamente eliminati. La crisi economica era ora anche sociale.


Il confronto tra i due ceti, populares (debitori) e optimates (creditori) si faceva sempre più aspro .I creditori non si fidavano più dei debitori che anzi volevano l'azzeramento dei loro debiti. Con Mario (populares) prima e poi con Silla(conservatore) si inauguravano politiche autocratiche fatte dall'uomo forte che portarono infine Silla, con la forza, ad una restaurazione aristocratica ma col difetto che non risolveva le istanze che avevano portato all' instabilità sociale.

A questo si aggiungeva anche una crisi culturale. La vecchia aristocrazia era ora straricca e trasformata in Rentiers. Tutto era diventato una questione di soldi. La loro era una vita di sfarzi, dentro una Società oramai frivola e corrotta. Nasceva l'esercito mercenario fatto di nullatenenti mentre una Società gaudente vedeva le donne lascive e l'attitudine femminile al divorzio e a pratiche malthusiane provocava una diminuzione nascite.


La Società Romana stava per sperimentare una vera e propria guerra civile che doveva far nascere una nuova forma di Governo(segue parte 2 ).







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